venerdì 24 marzo 2017

Uovo di Pasqua di SOLE: una

storia lunga 14 anni  

 
Può  un uovo di cioccolato legarsi indissolubilmente  alla storia di persone e luoghi ?
Si! È  il nostro famoso uovo SOLE. Da quattordici anni ricompare ad ogni Pasqua, cambiano gli incarti, le sorprese  e da ultimo anche il produttore .
Quello che rimane immutata è  la qualità : tutti gli ingredienti e la sorpresa sono EQUOSOLIDALI. 
Fin dal primo anno la nostra scelta è  stata di realizzare un uovo dove nessun bambino,uomo o donna venisse sfruttato.  
Non  è ammissibile  che per sostenere i progetti di cooperazione, si utilizzino prodotti dove è  presente una forte componente  di sfruttamento come nel caso del cacao.
Fino a due anni fa le nostre uova erano certificate Fair Trade , poi siamo passati a Libero Mondo cooperativa sociale del commercio equosolidale. 
Questo è  il nostro tratto disitintivo.Grazie a questo dolce cioccolato  negli anni abbiamo realizzato molti progetti, o meglio opportunità.  Borse di studio per ragazze e donne, l'orfanotrofio a Mepanhira e soprattutto  l'asilo Girassol.
Questa estate vedere i bambini sorridenti  mangiare, imparare i primi rudimenti della scrittura e pensare che tutto è  iniziato da un semplice grande uovo di cioccolato è  sempre emozionante.
Anche quest'anno ritorna l' uovo, più grande ben 280 g. Il ricavato della vendita è  destinato all'asilo Girassol di Metoro in Mozambico. 
Il dolce cioccolato si trasforma  in cibo, materiale didattico, stipendi per i maestri.

Grazie a chi acquisterà  l' uovo SOLE. 


ORIGINI DIVINE DEL CIOCCOLATO
Migliaia di anni fa Maya e Atzechi lasciavano fermentare le fave del cacao per alcuni giorni e poi vi aggiungevano di volta in volta diversi ingredienti come mais, miele, vaniglia, erbe, fiori, pepe o peperoncino. Infine è sempre presente l’acqua.
La prima cioccolata, per i Maya “kakaw”, per gli aztechi “xocolatl”, si gustava perlopiù fredda ma anche calda, però era consentita solo a nobili e sacerdoti. Era utilizzata anche nei riti religiosi e la si offriva come ultima bevanda ai prescelti vittime di sacrifici umani da immolare alla benevolenza degli Dei.
Coloro che coltivavano e raccoglievano le fave del frutto presunto dono degli Dei all’uomo, non potevano assaporare il divino seme pena la morte.
Le fave di cacao venivano inoltre utilizzate come moneta locale, così con 100 semi, si poteva acquistare uno schiavo. Nel tesoro dell’imperatore azteco Montezuma si potevano contare quasi un miliardo di fave.
LE ORIGINI DELL’UOVO DI CIOCCOLATO.
Già nel 5000 a.C. tra i Persiani in occasione dell’arrivo della primavera, si usava regalarsi uova di gallina. Per gli uomini l’uovo ha sempre rappresentato la vita, la primavera, la rinascita. Con il Cristianesimo diviene simbolo della resurrezione e si lega quindi alla Pasqua di Gesù.
Molte sono le testimonianze sull’uso nel Medioevo di regalarsi uova tra innamorati, o come premio e trofeo, o come regalo pasquale alla servitù.
Soltanto dal 1300 abbiamo testimonianze di creazione di uova artificiali in legno o in materiale prezioso come argento, platino e oro: queste naturalmente destinate ai facoltosi aristocratici.
E l’uovo di cioccolato? Sembra che sia stato il re francese Luigi XIV intorno al 1700 il primo a commissionarlo. Le tecniche di lavorazione erano ancora elementari e quindi queste prime uova, e fino al 1800, erano uova “piene” e fatte di cioccolato grezzo, cristallino. Soltanto nel 1875 compaiono le uova di cioccolato come le conosciamo oggi, poiché le tecniche di lavorazione del cioccolato erano state raffinate e grazie all’estrazione del burro di cacao dalla pasta di cacao, e al successivo “concaggio” e “temperaggio”, si poteva finalmente dare forma ad un uovo di cioccolato cavo. Un ruolo importantissimo per il conclusivo perfezionamento nella lavorazione lo diede nel 1920 la Casa Sartorio a Torino, città regina nella lavorazione del cacao e antesignana nella diffusione delle “botteghe del cioccolato”, che brevetta uno stampo “a cerniera”.
Proprio in quegli anni comincia la sua comparsa vincente la consuetudine di inserire una sorpresa nell’uovo cavo (già l’orafo alla corte dei Romanov Peter Carl Fabergé aveva stupito il mondo con le sue preziose e inestimabili uova-gioielli con sorpresa) e proprio questa usanza confermerà la supremazia e la vittoria definitiva dell’uovo di cioccolato rispetto alla lunga tradizione popolare dell’uovo di gallina colorato e decorato.
I DIRITTI NEGATI DEL CIOCCOLATO
Nel mondo 14 milioni di persone lavorano nelle piantagioni di cacao, tra cui più di 2 milioni di bambini. Considerando i familiari, circa 45 milioni di persone traggono sostentamento dalla coltivazione del cacao. In Africa, dove si produce il 75% del cacao, 200.000 bambini e ragazzi tra i 5 e i 15 anni sono sottoposti ad una vera e propria “tratta”: lavorano nelle grandi piantagioni, sottopagati se non gratuitamente, maltrattati, malnutriti e dopo il lavoro tenuti rinchiusi. Il fenomeno riguarda numerosi Paesi dell’Africa occidentale, in primis Costa d’Avorio.
Numerosissime sono state e ancora sono le denunce contro le grandi multinazionali del cacao, che si mostrano totalmente disinteressate alla condizione di estrema povertà dei lavoratori utilizzati e al rispetto dell’ambiente. Purtroppo il grande impegno di documentazione, denuncia e sostegno, di associazioni umanitarie come International Labor Rights Forum, Emergency, Save The Children, insieme a realtà associative più piccole e meno note (come SOLE Onlus), non ha cambiato lo stato delle cose, ma ha aiutato concretamente migliaia di lavoratori sfruttati e ha sensibilizzato l’opinione pubblica mondiale fornendo strumenti per un’oggettiva informazione.
Grazie alla consapevolezza, intorno al 1960 è nato il “commercio equo e solidale” o commercio equo (Fair Trade): una forma di commercio internazionale che vuole garantire ai produttori dei Paesi in via di sviluppo, un prezzo giusto e predeterminato, assicurando anche la tutela del territorio. Si oppone alla massimizzazione del profitto delle multinazionali e delle catene di distribuzione organizzata, e cerca il rispetto del produttore locale e la qualità del prodotto, attraverso la vendita diretta al cliente finale, eliminando la catena di intermediari. Elemento qualificante del commercio equo è quello di promuovere l’alleanza di piccoli produttori attraverso la costituzione di cooperative, per aumentarne la forza contrattuale e opporsi ai grossisti locali o internazionali, presso i quali si riforniscono quelle multinazionali che hanno sempre avuto gioco facile nel determinare un prezzo di acquisto al ribasso.

Se vuoi ricevere le newsletter da SOLE Onlus, scrivi una mail  a: info@soleonlus.org

1 commento:

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