sabato 30 luglio 2016

Diario di Sara
Martedì 26 luglio, GIORNO 12.
Un manto stellato avvolge la notte, è il cielo mozambicano. Alzo gli occhi e vedo la scia della via lattea... È uno spettacolo mozzafiato. Siamo stanchi, Oggi abbiamo fatto 4 ore di riunione con le suore per discutere dell'anno passato e dei progetti futuri. Le problematiche sono tante, ma qui nessuno si stanca di lottare. Qui un problema che da noi è da nulla, diventa insormontabile. Julia andava a scuola grazie a una borsa di studio, poi è rimasta incinta a 17 anni. Adesso che il piccolo ha 3 anni, lei ha ripreso gli studi, grazie ad una sua amica che le guarda il bimbo, stando a sua volta a casa da scuola! Da quest'anno l'Associazione cercherà di far partire, a fianco al sistema delle borse di studio già esistenti, un nuovo progetto che premierà le ragazze più meritevoli con il pagamento della tassa d'iscrizione, uniforme e il materiale scolastico. Questo progetto permetterebbe di proseguire ulteriormente gli studi, cosa molto difficile per le ragazze, che spesso diventano mamme prematuramente e che sono sommerse da molti lavori domestici, come andare a recuperare l'acqua alla cisterna, compito da tradizione affidato alle donne.
Mercoledì 27 luglio, GIORNO 13.
Ho conosciuto finalmente la scuola primaria e secondaria accanto all'Asilo, di cui Suor Silvia e Analia sono direttrici pedagogiche. Incontriamo i ragazzi. Ridono, si prendono in giro, fanno gli stupidi, un gruppo di ragazze chiacchiera e se la conta nel giardino. Mi sembra di ritornare alle scuole superiori. Con la differenza che ci passano vicino tre ragazzi di ritorno dalla cisterna con un grande secchio d'acqua per il bagno perché qui non hanno lo sciacquone. Sono realmente stupita quando noto che i problemi scolastici che abbiamo noi sono gli stessi di qui, ma aggravati di  2, 4, 20 volte. Ed è questo che rende l'apprendimento così difficile. Proponiamo a due ragazzi di fare un'intervista oggi pomeriggio in cui ci raccontano com'è la vita qui e loro accettano. Arrivano con un'ora di ritardo, sorridenti e spensierati. Io e Stefano stiamo pitturando, interrompiamo il lavoro e gli andiamo in contro. Non sono due, ma una banda di ben 9 ragazzi. Ci sediamo tutti insieme e chiediamo i loro nomi. Fanno tutti l'ottava, corrispondente circa alla nostra terza superiore. Poi cominciano a raccontarci la loro giornata. Alcuni si svegliano alle 4, altri alle 5, uno alle 3. Hanno tutti un bel da fare prima di andare a scuola, faccende domestiche e nei campi. È un momento per me davvero emozionante perche' negli occhi di questi ragazzi me adolescente mentre rido e mi prendo in giro con i miei amici, con la leggerezza dei 16 anni. Finita l'intervista due ragazzi si avvicinano alla mia latta di vernice rossa, la guardano e mi guardano. "Pode, pode", dico loro, e divertiti cominciano a pitturare. Un altro gruppo si avvicina all'albero delle meline per raccogliere i frutti. Una ragazza mi viene in contro indicandomi di assaggiare, non faccio neanche in tempo a togliermi i guanti che mi ritrovo la melina in bocca tutta sporca. Va bene così! Sono sorpresa ed emozionata da tutta questa genuina spontaneità. Poi ragazze e ragazzi ritornano a scuola a giocare a calcio -rigorosamente scalzi- cantando "Vamos a pintar, Vamos a pintar!!!!!!".

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